mercoledì 12 agosto 2009

Un po' di storia

Grandi poeti dell'antichità, come Orazio, Ovidio e Virgilio hanno cantato in versi l'amenità di queste terre e possono introdurre all'esplorazione dei differenti paesaggi naturalistici offerti da quest'angolo di Sabina.
L'origine del toponimo Vacone deriva dal culto della dea Vacuna e dal fatto che in questi luoghi doveva trovarsi un fanum vacunae, cioè un tempio dedicato alla dea.
Il culto di Vacuna era molto seguito nell'antica Sabina tanto che lo stesso Numa Pompilio, re sabino di Roma, insegnò al popolo romano a rispettare questa divinità. Secondo la tradizionale interpretazione la dea era protettrice dei villeggianti, di coloro che si davano ai divertimenti ritemprando la propria salute fisica negli spensierati ozi della campagna.
Da ciò sarebbe quindi derivato il vocabolo latino vacare che significa cessare con il riposo dalle molestie preoccupanti dell'animo; come vacanze si chiamano appunto quei periodi di riposo destinati alla tranquillità e ai passatempi.

Secondo altri studiosi, Vacuna va invece considerata come la divinità dei boschi, delle acque, della natura, e della fertilità. Sul suo territorio numerosi sono i resti di età romana, tra i quali spicca la struttura della villa del grande Poeta latino Quinto Orazio Flacco.
La presenza della vicina Fonte Bandusia (Fons Bandusiae), il Pago (Pagus) e la nitida vista del monte Soratte, fanno riconoscere in questi luoghi il fundus donato da Mecenate al Poeta nel 33 a.C.

Le prime notizie del castello di Vacone risalgano al 1027 quando, Susanna, con il consenso del marito Attone, donò al monastero tutto ciò che aveva ereditato dal padre Landolfo e dalla madre Tassia nel castello di Vacone.
Il castello cadde agli inizi del XIII secolo, in potere di una famiglia nobile romana (Ogdolina) ma la popolazione reagì violentemente all'imposizione del dominio signorile tanto da spingere Papa Gregorio IX a riacquistare i diritti del castello di Vacone, in modo da restituire pace e quiete al castello, ma anche all'intera Sabina.
Il castello passò poi agli Orsini nel 1364 che successivamente lo lasciarono in eredita ai Caetani, che a loro volta lo vendettero al Conte Gasparo Spada. Il dominio di Gaspare Spada su Vacone fu costellato da una serie di vessazioni inflitte agli abitanti, obbligati, tra l'altro, a contribuire alle spese per la costruzione del palazzo baronale.
Alla sua morte, avvenuta in Roma nel 1624, gli successe la vedova Virginia Mattei. Il castello fu poi venduto ai Caccia di Sant'Oreste, dai quali passò al marchese Angioletti. Il nobile bolognese nel 1658 la vendette a Guido Vaini, successivamente alla morte di quest'ultimo, il castello venne venduto al nobile reatino Antonio Clarelli.
Il 18 novembre del 1816 il marchese Antonio Clarelli rinunciò ai suoi diritti feudali su Vacone che, con 283 abitanti, divenne appodiato di Torri tornando Comune autoctono nel 1827.

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